martedì 31 maggio 2011

Le boutique del carburante


Quando avete fatto il pieno l'ultima volta? Vi ricordate?

Io ormai comincio a dimenticarmene. Con quanto è successo nel mese di aprile la mia pulsione verso un serbatoio gonfio s'è drasticamente ridotta. Sai com'è, quando pensi al costo di un pieno di un'auto media cominci a sviluppare una sorta di intolleranza nei confronti di quei cartelli con cani a sei zampe, conchiglie, claim nazionalistici e chi più ne ha più ne metta.

L'Istat, nelle stime provvisorie, ha comunicato che, nel mese di maggio, la benzina è aumentata dell'11,1% su base annua mentre il gasolio del 15,2%. Ma il record è detenuto dal gpl: +19,1% su base annua.

Che dire, un salasso per qualunque lavoratore pendolare che ogni mattina deve recarsi a lavoro con il proprio mezzo e, chilometro dopo chilometro, vede scorrere ai lati della strada questi distributori di carburante che, anche nei connotati estetici (indicatori di prezzo a led, immagine aziendale rivisitata e accattivante, grafica pubblicitaria che strizza l'occhio al tema ambientale e operazioni a premio di prim'ordine), somigliano sempre più a delle vere e proprie boutique. D'altronde un pieno di benzina o di gasolio, a seconda dell'auto, puoi pagarlo dai 50 ai 150 euro e oltre.

Ma ecco scorgere, tra i tanti magnati del carburante, un distributore anonimo, semplice, poco colorato, quasi sbiadito, come se appartenesse ad un'altra epoca: il distributore "bianco". In pratica, questi distributori privati sono unbranded (non appartenenti a nessuna compagnia specifica) e praticano una politica di prezzo solitamente concorrenziale in quanto non imposta da alcuna compagnia petrolifera. Peccato siano rari come una perla nell'adriatico e che abbiano impiegato, in perfetto stile made in Italy, solo pochi anni (mesi?) per adeguarsi al trend dei grandi.

Il risultato è che ti tocca percorrere una decina di chilometri per trovarne uno e alla fine il risparmio è annullato dalla strada in più che ti tocca percorrere per "scovarlo".

Considerando che il 55% del prezzo finale del carburante è composto da tasse costituite da molteplici accise - tra cui si annoverano imposte per il finanziamento di guerre e crisi risalenti ad oltre mezzo secolo fa (su tutte 1,90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935) - su cui, inoltre, viene calcolata l'iva del 20%, il costo della benzina è un vero e proprio scherzo del fisco.

Forse è tempo di mettere da parte le solite blande ed inconsistenti proteste che fanno il solletico al nostro stato e cominciare ad apprendere il valore e l'importanza dei gruppi d'acquisto, cittadini che si uniscono per ottenere facilitazioni e convenienza nell'acquisto dei prodotti più disparati scegliendo l'unione e la concretezza.

E vediamo se l'unione fa ancora la forza.

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