venerdì 1 luglio 2011

La NBA abbassa la serranda. Chiude il basket USA


Tempo di vacche magre. Da non credere, la NBA, il campionato di basket professionistico più bello e più caro al mondo è in crisi, al punto che, per ora, i battenti restano serrati.

Ora, per chi come me, a cavallo tra gli anni '80 e i '90, ha vissuto il sogno americano con gli occhi di un ragazzino affascinato dalle gesta eroico-cestistiche di un Michael Jordan, di un Magic Johnson, di un John Stockton o di una Charles Barkley, questo è un vero colpo al cuore. Dopo aver vissuto per anni a pane e "All Stars" la notizia potrebbe risultare drammatica. Niente più assist, ganci, stoppate e schiacciate "spacca-canestro", una vera tristezza.

Ma cosa potrebbe fermare il campionato più ricco al mondo? La fine della ricchezza, chiaramente. I giocatori hanno deciso di scioperare in quanto non hanno trovato un accordo con le società per il rinnovo del contratto collettivo. Pertanto la lega si è vista costretta ad ufficializzare sul proprio sito il "lockout" a tempo indeterminato, ovvero fino a quando non sarà raggiunto un accordo con i giocatori il cui contratto è scaduto il 30 giugno.

Il Vice commisioner della NBA, tale Adam Silver, da par suo ha affermato che la lega ha bisogno di un accordo sostenibile che permetta a tutte le 30 squadre del campionato di essere competitive, di ricompensare i propri giocatori e ottenere degli utili. Per questo la NBA ha proposto alle stelle più pagate al mondo un accordo pari a 2 miliardi di dollari da dividere ogni anno tra tutti i giocatori, pari ad uno stipendio medio di 5 milioni di dollari a cestista. La risposta dei giocatori è stata un secco no.

Sembra assurdo vero? Rifiutare 5 milioni di dollari l'anno. D'altronde, dal punto di vista dei giocatori, la cosa è del tutto giustificata, basti pensare che la star dei Los Angeles Lakers, lo spagnolo Pau Gasol, arriva a guadagnare da solo circa 80 milioni di dollari l'anno, pur essendo solamente tra "i più pagati" in NBA.

Il problema è sorto a causa dell'indebitamento cronico di buona parte delle società della lega. Un vero e proprio buco di bilancio che ha portato i proprietari delle squadre a chiedere ai giocatori una riduzione degli ingaggi pari al 30%. Un affronto per chi è abituato a viaggiare abbondantemente sopra le sei cifre.     In più, come se non bastasse, è mancata una intesa sulla distribuzione dei profitti che, su proposta dei club, dovrebbe calare dal 57% del precedente contratto scaduto ieri al 50% del prossimo.

In attesa che la situazione si sblocchi, gli agenti delle stelle europee senza contratto starebbero già prendendo accordi con alcuni club del vecchio continente per evitare ai propri giocatori uno stop gravoso e pericoloso dal punto di vista della forma fisica e finanziaria. Siamo pronti a scommettere che le squadre europee si stiano già leccando i baffi nell'attesa di godersi questi mostri sacri del basket mondiale in azione ai prossimi europei di Vilnius in programma a settembre.

Speriamo che la cara e vecchia NBA riuscirà a tirarsi su, magari convincendo i propri giocatori che la passione per uno degli sport più belli del mondo vale più di qualche milione di dollari in meno all'anno. Siamo certi che riuscirebbero comunque a sopravvivere.

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