venerdì 17 giugno 2011

Donne al volante in Arabia Saudita. Partita la sfida di Women2drive


Quante volte ascoltiamo o, in tutta onestà, pronunciamo la fatidica frase "Donna al voltante, pericolo costante"? Un'affermazione certamente frutto della disparità di genere, sedimentata da secoli nella cultura umana, che decreta la donna sesso debole e quindi meno "intraprendente" della specie.

Tale forma mentis risulta essere estremamente pregiudizievole e dura a scalfirsi, tanto che le stesse donne, in alcune situazioni di stress da traffico, tendono paradossalmente a sottolineare la predisposizione naturale all'"incapacità di guida" delle loro colleghe di genere. C'è da dire che spesso risulta essere un modo per auto-schernirsi e sdrammatizzare la valenza dell'affermazione.

Mentre la gran parte degli stati mondiali limita i pregiudizi di genere alla sola affermazione, ci sono zone del nostro pianeta in cui questi diventano veri e propri divieti e addirittura religiosi. É il caso dell'Arabia Saudita in cui, a seguito della fatwa religiosa del 1991, venne proibito alle donne di guidare. Tale divieto è stato rigorosamente rispettato fino ad oggi, momento in cui il gruppo Women2drive ha indetto la giornata contro la fatwa religiosa del '91. Così in questi giorni, passeggiando per Ryad, non sarà difficile scorgere donne velate al volante in barba alla legge saudita.

L'iniziativa è nata alla luce di quanto accaduto all'attrice saudita Wajanat Rahabini, fermata sabato scorso dalla polizia stradale di Gedda perché alla guida di un'auto. L'attrice sarebbe riuscita ad evitare il carcere dimostrando di essere stata costretta a guidare in quanto il marito era ricoverato in ospedale e il suo autista personale era assente.

La mobilitazione, come di norma nella nostra era digitale, è stata lanciata dal gruppo attraverso i social network per spingere le donne della monarchia saudita a mettersi alla guida di un'auto. I responsabili di Women2drive hanno fatto sapere che iniziative di questo tipo termineranno solo con la pubblicazione di un decreto reale che autorizzi le donne a mettersi al volante.

Nel frattempo, su vari social network, abbondano video e testimonianze di donne velate che rischiano il carcere guidando per pochi minuti sulle strade saudite. Si annuncia quindi un'altra battaglia culturale combattuta a colpi di Twitter e Facebook. D'altronde, sembrerebbe davvero che il web sia l'unica voce libera dei popoli oppressi.

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