giovedì 9 giugno 2011

Produzione industriale Italiana ferma al 2010


L'Italia ha subito fortemente la crisi e fa difficoltà a riprendersi. Questo è quanto fuoriesce dall'ultimo rapporto sugli scenari industriali di Confindustria il quale ha fotografato uno stato con un livello produttivo industriale pari a quello di un anno fa. Ciò significa che l'industria italiana è sostanzialmente ferma da un anno.

Anche se, fino al 2010, il nostro paese non ha ruggito più di tanto a livello mondiale, aveva recuperato qualche punto percentuale che lasciava sperare a un ritorno, nel giro di qualche anno, a livelli precrisi. Purtroppo l'ultimo quadro presentatoci da Confindustria è ben diverso: da luglio 2010 a marzo 2011 l'Italia è cresciuta mediamente dello +0,1% mensile. La flessione negativa della nostra industria è risultata tripla rispetto a quella dei maggiori paesi concorrenti.

Come se non bastasse, ad aumentare lo sconforto del nostro apparato industriale, l'Italia è stata declassata dal 5° al 7° posto nel ranking industriale mondiale, sorpassata da India e Corea del Sud che, dopo una volata di un paio d'anni, sono riusciti ad avere la meglio sul bel paese a suon di innovazione tecnologica e industriale.

A prima vista la cosa sembrerebbe anche alquanto scontata. Basti pensare che in India e in Corea del Sud i "cervelli" lavorano attivamente ala crescita globale dell'economia del proprio paese mentre in Italia, solitamente, vanno via a migliorare le posizioni in classifica di altre nazioni disposte a riconoscerne il valore.

Secondo Confindustria il problema consisterebbe nella scarsa competitività del contesto industriale italiano. Affermazione per il momento troppo laconica per essere commentata. Bisognerebbe capire all'interno della macro-categoria "competitività" quanti e quali fattori vi rientrano per poter risalire alla radice dei problemi del comparto industriale italiano. Con il 3,4% di quota della produzione manifatturiera globale (in perdita dell'1,1%) stiamo quasi per essere "ripresi" dal Brasile il quale cresce ad un ritmo spaventoso.

L'altra notizia è che la Cina ha superato gli USA ed è la prima forza industriale del mondo con il 21,7% di quota totale contro i 15,6% degli Stati Uniti in perdita di oltre 2 punti percentuali. L'Intera Unione Europea, con il suo 21,2% di quota non tiene testa alla sola Cina.

Insomma, l'Oriente batte l'Occidente e conferma di essere il vero traino del mondo. Vedremo con ciò che è accaduto in Giappone quale sarà l'eventuale flessione negativa. Fatto sta che preoccupa vedere una classifica della forza industriale nel mondo costellata da segni meno e da evidenti difficoltà di ripresa per tanti stati.

Nel frattempo Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, dopo aver incassato la notizia perpretata su un ipotetico abbandono di Confindustria da parte di Fiat, ha affermato di voler incontrare al più presto i sindacati per un vertice sulla situazione industriale italiana. D'altronde, in caso di crisi, si parte sempre dai lavoratori e in Italia gli scenari di questi giorni ne sono la conferma. Infine non ha potuto fare a meno di esprimere il proprio parere sul quesito referendario relativo all'acqua affermando che "con la vittoria del si torneremmo indietro di 20 anni e ci sarebbe una minore possibilità di crescita per il paese e di creazione di posti di lavoro".

Sembrerebbe quindi che la Marcegaglia sostenga che un eventuale vittoria del si sull'acqua implicherebbe una diminuzione delle possibilità di occupazione. Ecco, ancora una volta i poveri lavoratori i quali dovranno scegliere tra l'acqua pubblica o un eventuale posto di lavoro. Ma sarà poi vero?


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